Vezza d'Oglio (Brescia) - Il Comitato Vezza Sostenibile ha consegnato in mattinata in municipio a Vezza d'Oglio (Brescia) le oltre 300 firme di cittadini residenti per il Referendum sul ponte tibetano. Oggi Daniela Longhi ed Elena Bonavetti hanno depositato le firme in Comune (nella foto).
VEZZA SOSTENIBILE - "Il ponte che divide", questo il nome che dovrebbe avere, senza scomodare nobili e simbolici abitanti delle montagne: le aquile! Infatti, l’amministrazione comunale intende chiamare questa infrastruttura artificiale “passerella delle aquile”. Inoltre l'opera - secondo quando anticipato in un incontro pubblico - avrà un grande impatto in uno degli scorci paesaggistici alpini più belli della Valle Camonica: la Val Grande, alle porte del parco nazionale dello Stelvio: un ponte lungo 465 metri, posto a 73 metri dal suolo, a 1360 metri di quota.
"Constatiamo con rammarico - si legge nel documento di Vezza sostenibile - come il primo cittadino che, nonostante le richieste, non ha mai ritenuto di dover condividere con i suoi concittadini i dettagli di un’opera che da due anni “agita” la sua comunità, abbia scelto di centellinare informazioni su una infrastruttura che si preannuncia un record europeo per lunghezza, “adatta a tutti”, come la ruota panoramica di un luna park, piazzata nel bel mezzo di un paradiso! Ma è davvero il caso? La buona notizia è la pronta reazione dei molti vezzesi che chiedono, democraticamente e legittimamente, di verificare se la maggioranza della comunità vuole o no il ponte! E’ la prima volta che in Alta Valle gli abitanti di un Comune si mobilitano per darsi voce! E questa, di questi tempi, è davvero una buona notizia. A tal proposito apprendiamo che il primo cittadino di Vezza d’Oglio, incomprensibilmente, non si rallegra affatto della volontà dei suoi concittadini di esprimere il proprio parere, in quanto avrebbe dichiarato che “sarebbe meglio non indire referendum sulle opere di un Comune”".
"E perché mai? Dove sta scritto che è inopportuno utilizzare uno strumento di esercizio della sovranità popolare a riguardo delle opere di un comune? - si chied0no al comitato referendario - Anzi, è proprio in questi casi che un esercizio democratico sancito per legge come la richiesta di un referendum ricorda che è il popolo il detentore ultimo di autorità in un territorio! Tant’è che la richiesta di raccogliere le firme per indire il referendum sul ponte tibetano è stata formalmente accolta dall’autorità competente! Avanti tutta quindi, ma con il referendum, che con il deposito delle oltre 300 firme di residenti, dovrà essere indetto".
Il comitato Vezza sostenibile ha inoltre appreso che "il sindaco - che non sembra affatto preoccuparsi dell’enorme costo del ponte tibetano (oltre 2 milioni di euro, parcheggi inclusi) nonché dei progetti, procedure di valutazioni di impatto, sopralluoghi e verifiche tecniche necessarie (dell’ordine di centinaia di migliaia di euro) - già si lamenta del costo del possibile referendum (un’inezia rispetto al conto di cui sopra). Insomma, per fare della montagna un luna park non badiamo a spese, mentre per consentire ai cittadini di esprimere il loro parere beh, spiace spendere i soldi, soldi che poi sono dei cittadini! Il sindaco si appella, alla fine, al raggiungimento del quorum! Ecco il jolly! Eh si, è l’ultima spiaggia. Perché si sa, il referendum per essere valido deve portare alle urne almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto. Che nel caso del referendum includono i residenti e i cosiddetti AIRE, ovvero i cittadini compresi nell’anagrafe dei residenti all’estero che per esprimere il loro voto, quindi, dovrebbero rientrare in Italia. A Vezza i votanti AIRE sono circa 373, e naturalmente non rientreranno a Vezza dall’estero per votare al referendum… alla fine, a conti fatti, bisognerà che almeno 800 residenti a Vezza d’Oglio vadano a votare perché il referendum sia valido.