Brescia - Crollo del settore degli ovi-caprini in vista della Pasqua: ristoranti chiusi e nessun acquisto di agnelli e capretti, gli allevatori bresciani di nuovo in grande sofferenza Il presidente di Confagricoltura Brescia, Giovanni Garbelli: “Situazione pesante, questo è il periodo fondamentale per le macellazioni, servono indicazioni chiare e immediati ristori”.
È un vero e proprio grido d’allarme quello che stanno lanciando in queste ore gli allevatori bresciani di ovi-caprini. In vista della Pasqua, il periodo di maggiore consumo di carni di pecora e capra (nella foto credit Confafricoltura Brescia), in particolare per il rito del pranzo pasquale con l’agnello o il capretto, con agriturismi e ristoranti tutti chiusi il crollo del settore è verticale. Ci sono allevamenti che non hanno neppure una prenotazione e il tempo per la macellazione degli animali è ormai arrivato. Tutto questo dopo che lo scorso anno è successa la stessa cosa. A causa del lockdown nel 2020 il consumo di questo tipo di beni si è annullato e, in diversi casi, gli allevatori bresciani hanno scelto di donare la carne all’ospedale da campo di Bergamo e ai gruppi alpini, per ringraziarli del loro lavoro. Questa stagione, con già sulle spalle un anno difficile, rischia di ripetersi: i parti degli animali sono stati a metà febbraio e intorno alla metà di marzo va eseguita la macellazione.
A parlare, a nome dei colleghi, è Roberto Alborghetti, 38enne, presidente della sezione allevamenti ovicaprini dell’Aral (Associazione regionale allevatori della Lombardia), socio di Confagricoltura Brescia e titolare di un’azienda agricola a Rovato.