La sua straordinaria intelligenza e capacità diplomatica gli permisero di dialogare a tutti i livelli, ottenendo riconoscimenti personali (premio Robert Schumann nel 1971 e titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana nel 1991) e nuove prerogative per il suo popolo.
Attraversando anni di difficili trattative tra Roma, Vienna e il Sudtirolo divenne, assieme ad altri, il geometra dell’edificio all’interno del quale muove i suoi passi l’Autonomia delle due Province di Bolzano e di Trento (con il “Pacchetto” e poi con il secondo Statuto d’Autonomia e le sue norme di attuazione) .
"Da questo suo progetto venne scartata però una pietra, che io personalmente ritengo molto importante, ovverosia la Regione, che negli anni successivi - proprio da chi oggi ci dice che non esistono confini, muri e barriere e che siamo tutti uguali - è stata fortemente depotenziata e ha visto ergersi un muro inteso a separare le due Province e le rispettive popolazioni", commenta l'assessore regionale e consigliere provinciale Claudio Cia.
"In tempi di Governi nemici dell’Autonomia - prosegue Cia - non bisognerebbe mai parlare di modifiche allo Statuto o di cambiamenti nel suo ordinamento; è tuttavia nel solco dell’esempio di Magnago - che certo non amministrò il suo territorio in un periodo facile - che ritengo si debba iniziare una riflessione, la quale porti l’istituzione Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol a diventare, da pietra scartata, a pietra angolare che sostiene l’intero edificio dell’Autonomia basato su una nuova identità regionale che riunisca finalmente i popoli delle due province valorizzando adeguatamente i gruppi linguistici presenti all’interno di esse, la nostra storia comune e la nostra capacità di amministrazione". Il motto di Magnago era quello di “raccogliere fiori lungo la strada”.