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Riorganizzazione sanitaria, sindacati trentini scettici

giovedì, 6 maggio 2021

Trento – Il progetto di riorganizzazione della sanità territoriale trentina convince a metà i sindacati. Per Cgil Cisl Uil il piano illustrato dal direttore generale dell’Apss, Paolo Benetollo, rischia di rivelarsi un’operazione “più attenta all’apparenza che alla sostanza se non si chiariscono subito alcuni aspetti“.

A cominciare dal nodo dell’integrazione socio-sanitaria sul territorio. “Se non vogliano un semplice ritorno al modello “ospedale-centrico”, ma una reale assistenza sanitaria diffusa e capillare sul territorio, allora bisogna investire subito sull’integrazione socio-sanitaria a tutti i livelli – dicono i segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Non basta ripristinare i distretti, bisogna che i diversi livelli di assistenza comunichino tra loro e si coordinino, che i dati del sociale e del sanitario siano interoperabili, altrimenti si rischia un totale scollamento tra il modello teorico e la realtà. E soprattutto così si rischia di non investire come si dovrebbe sulla questione più importante, la prevenzione”.

Secondo i sindacati il nodo è proprio quello delle politiche sanitarie di prevenzione, “aspetto sui cui anche il Covid ha contribuito a rendere evidenti i limiti della sanità trentina. In questa logica la medicina va organizzata sul territorio con una molteplicità di presidi e professionalità, che si integrano ma non vengono sostituiti dall’ospedale. Importante in tal senso valorizzare anche i medici di medicina generale. La reintroduzione dei distretti sembra andare in questa direzione ma bisogna capirne l’assetto concreto, cosa che passa inevitabilmente dalla disponibilità di personale sanitario sul territorio. Altrimenti l’ospedale invece di restare l’ultimo miglio della cura, fagocita tutto il sistema per la salute”, insistono i sindacati che chiedono di dare attuazione con risorse organizzative e professionali adeguate al Piano per la salute 2015-2025.

Altra questione che suscita più di una perplessità è il rischio duplicazione. “Serve fare chiarezza su come la Giunta intende realizzare nel concreto questo progetto e quale sarà il rapporto tra gli ospedali periferici e i centri di eccellenza, che vengono confermati a Trento e Rovereto – proseguono i tre segretari -. C’è un elevato rischio che per accontentare il desiderio di avere il reparto ospedaliero sotto casa si creino inutili duplicazioni a danno della qualità del servizio. Non vorremmo che tutta questa operazione si limitasse a mettere l’etichetta di policlinico universitario agli ospedali di valle. Ai cittadini servono servizi concreti e cure efficaci. Si deve puntare dritto allo sviluppo dei servizi di tele-assistenza e telemedicina in primo luogo”.

Tutto il progetto dovrà in ogni caso fare i conti con le difficoltà di reperimento di figure professionali adeguate. Come noto trovare medici specialisti non è semplice. Convincerli ad operare in strutture decentrate con pochi pazienti è quasi impossibile. “Dubitiamo che per reperire personale sia sufficiente offrire a validi professionisti uno skipass gratuito o una settimana in hotel. Serve ben altro. Intanto dunque prendiamo atto che al di là delle parole nei fatti cambierà poco”, aggiungono Grosselli, Bezzi e Alotti che ribadiscono la disponibilità al dialogo: ”Come Confederazioni insieme alle categorie sindacali del settore siamo pronti ad aprire un confronto con l’Azienda sanitaria per poter dare un contributo costruttivo al miglioramento di questo piano, dopo aver avuto l’opportunità di un approfondimento. Serve però anche la disponibilità della Giunta a riaprire il confronto sul contratto provinciale dei settori pubblici, a partire proprio dalla sanità. Non si può procedere a riorganizzazioni di questo tipo mentre i dipendenti da ormai due anni attendono inutilmente il rinnovo del proprio contratto e hanno ricevuto solo qualche bonus dopo aver combattuto contro il Covid ormai da quindici mesi fino ad essere stremati”.

Infine la richiesta di attenzione anche sul tema della salute sul lavoro. Per Cgil Cisl Uil una revisione dell’organizzazione sanitaria deve rafforzare anche questo aspetto potenziando la medicina sul lavoro e l’Uopsal.



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