Cles - Inaugurata in serata a Palazzo Assessorile di Cles (Trento) la mostra sull'opera di Adolf Vallazza, uno degli scultori viventi più rilevanti sulla scena nazionale e internazionale. Alla presenza dell'artista, del curatore dell'opera Gabriele Lorenzoni, del sindaco Ruggero Mucchi, dell'assessore alla Cultura, Vito Apuzzo, del vicepresidente del Consiglio regionale Lorenzo Ossanna, del presidente della Pro loco di Cles, Lorenzo Paoli, della famiglia dell'artista e di esponenti del mondo della cultura e della politica, tra cui Franco Panizza, è stata aperta la rassegna con oltre 100 opere di Adolf Vallazza.
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GLI INTERVENTI - Il sindaco Ruggero Mucchi e l'assessore Vito Apuzzo hanno sottolineato l'importanza di una rassegna con uno degli scultori viventi più importanti, mentre il curatore Gabriele Lorenzoni ha evidenziato la tecnica artistica di Adolf Vallazza. "Fino agli anni Cinquanta del XX secolo - ha detto Lorenzoni - questo tipo di arte era relegata alla pratica artigiana, poi ha avuto dignità artistica dopo secoli di oblio e dando vita ad una scuola che sta portando i propri frutti in tutto il mondo. La sua fama è oggi internazionale".
La rassegna curata da Gabriele Lorenzoni è al centro di un progetto che vuole proporre al pubblico un punto di vista inedito sull'opera di Adolf Vallazza, La sua casa-studio di Ortisei, vero scrigno di arte e cultura, negli anni è diventata un punto di riferimento per critici, curatori e collezionisti internazionali, malgrado la collocazione decentrata rispetto ai grandi centri dell’arte. Nel corso degli anni ha mantenuto una incredibile curiosità e forza creativa e il suo entusiasmo è autentico.
LA COLLABORAZIONE - Il progetto di mostra, supportato dall'Archivio Vallazza, diretto dalla figlia Sabina con Ulrich Kostner, si configura come una nuova sfida per l’artista, che accetta di porre i propri lavori in dialogo con gli spazi del Palazzo Assessorile. L’edificio, che non nasconde le sue stratificate e complesse vicende architettoniche e d’uso, si lascia contaminare dai legni antichi di Vallazza, nella scrittura di una storia comune, quella delle genti di montagna. Il dialogo fra le sculture di Vallazza e il Palazzo si rafforza nell’evidenza di una interessante coincidenza. Il maestro gardenese fin dal 1969 utilizza infatti esclusivamente legname di recupero per la realizzazione delle proprie opere, sfruttando i materiali che vengono scartati nel corso della demolizione e del restauro di vecchi fienili, case contadine, antiche stubi. Si tratta per l’artista di un’urgenza dettata dal desiderio di salvare quanto più possibile delle tradizioni e della vita vissuta nelle valli alpine, andando a scoprire la meraviglia nella semplicità dei segni lasciati dall’uso e dal tempo sul legno, un materiale organico che pare in grado di registrare senza dimenticare, recando ben evidenti i segni delle destinazioni precedenti che lo hanno visto protagonista in qualità di pavimento o di tavolo, di imposta o di trave. Vite passate alle quali l’artista offre un’occasione di rinascita, grazie a una trasfigurazione artistica che ne modifica l’aspetto formale ma non ne copre la storia, anzi la esalta in un rimando di significati di alto impatto emozionale. Alla stessa maniera, i meravigliosi pavimenti lignei di Palazzo Assessorile nascono da una lungimirante operazione di recupero conservativo: le assi utilizzate per realizzarli sono infatti quelle tolte dalle pareti dell’ultimo piano, anticamente adibito a carcere, dove per oltre 200 anni hanno nascosto alla vista gli affreschi, tutelandoli nel contempo.
LE OPERE - La mostra offre l’occasione per ammirare quasi 100 opere dell’artista, su tutte le imponenti e iconiche sculture denominate Totem e gli arcaici e fantasiosi Troni. Non mancherà uno sguardo sulla produzione figurativa, meno nota ma di grande impatto. Sarà questa l’occasione per conoscere inoltre una parte della sterminata produzione grafica del maestro, di grande importanza sia come supporto progettuale alle sculture che come valvola di sfogo creativo, che ad oggi ha trovato poche occasioni di visibilità, in un confronto pressoché inedito fra opere tridimensionali e progetti grafici. La mostra lascia spazio alla forza del dialogo fra architettura e scultura, in un incontro/scontro titanico fra la forza arcaica delle opere di Vallazza, la qualità senza tempo degli affreschi di Marcello Fogolino e la solidità dell’impianto plastico dell’edificio: tempo e memoria, tradizione e ribellione, fantasia e curiosità solo le cifre che paiono accomunare gli attori in gioco, lontanissimi e contigui insieme.