TESERO (Trento) -
"La storia di Stava è una storia di donne e uomini. È la storia di chi, per il profitto, portò distruzione e morte, lasciando dietro di sé una scia di sofferenza eterna per le famiglie coinvolte. È la storia di chi avrebbe dovuto essere qui con noi, abitare le nostre valli e le nostre città, e invece è mancato per sempre. Il loro ricordo vive in noi e la loro assenza è un monito costante. Ma è anche la storia commovente di chi ha scavato nel fango con coraggio e abnegazione per soccorrere e salvare, di chi ha portato consolazione e speranza nel buio più profondo", così il
presidente della Provincia autonoma di Trento,
Maurizio Fugatti, durante la cerimonia civile tenutasi, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Teatro Comunale di Tesero per i 40 anni dal disastro della
Val di Stava, avvenuto il
19 luglio del 1985. L'evento, che ha visto la partecipazione di buona parte della società civile della Val di Fiemme, assieme ai rappresentati delle istituzioni e alle autorità militari locali, è stato organizzato dalla
Fondazione Stava 1985 assieme alla Fondazione Vajont 9 ottobre 1963 e alla
Fondazione Alexander Langer. Prima della cerimonia civile, Fugatti ha presenziato, assieme ai famigliari delle vittime della tragedia e agli esponenti locali, alla deposizione di una corona di fiori al monumento alle vittime da parte del capo dello Stato, presso il cimitero monumentale di San Leonardo.

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Riconoscere e ricordare questa tragedia ha spinto la nostra comunità a riflettere profondamente su un’idea di sviluppo fondata sul rispetto dell’ambiente, consapevole dell’esistenza di limiti invalicabili e di responsabilità ineludibili verso il mondo presente e futuro. Dobbiamo imparare dal passato per garantire che simili tragedie non accadano mai più", ha aggiunto il
presidente Fugatti, ringraziando
Mattarella per la sua presenza alla commemorazione.
Il presidente ha voluto poi ricordare la visita di
papa Giovanni Paolo II, a due anni dall’accaduto, sui luoghi del disastro.
“La presenza di papa Wojtyla, che si è inginocchiato a lungo davanti alla croce del cimitero, ha dato un senso importante, come è importante la presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a dare forza e coraggio a questa comunità”, ha specificato.
Fugatti, rilevando come il "vuoto lasciato da chi non c'è più è una ferita che nessuna parola e nessun insegnamento potranno mai colmare", ha quindi concluso il suo intervento con un invito a non dimenticare "cosa è successo, e neppure come è successo - ha precisato - per essere una comunità e una nazione capace di costruire un presente e un futuro più sicuri e giusti per tutti i nostri concittadini, onorando la memoria di chi non c'è più e il dolore delle loro famiglie".
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato come Stava sia “il simbolo di un modo gravemente sbagliato di concepire l’attività economica, il profitto, il rapporto con l’ambiente, la valutazione dei rischi”. “La giustizia - ha quindi aggiunto - ha stabilito le responsabilità, ricostruito la sequenza dei reati, delle negligenze, delle omissioni, delle scelleratezze compiute. Ciò che non si deve fare è, comunque, chiudere questo scempio dentro una parentesi. Sigillarla nel suo orrore per archiviarla, senza misurarci con il presente. Non vi sono alibi”. Un monito a cui è seguito anche un appello: “Riconciliarsi con l’ambiente - ha affermato il capo dello Stato - è una questione che riguarda anche la coesione sociale, che riguarda anche la democrazia. Siamo un Paese che sa essere generoso quando c’è emergenza. Un popolo che sa unirsi quando le vicende lo richiedono. È una grande, costante, forza della storia della nostra Repubblica. Quello della valle di Stava resta un evento tra i più gravi tra quelli disastrosi che abbiamo subito. Vogliamo ricordarla anche come emblema di una rinascita. Come testimonianza della ostinazione, della resilienza della gente di montagna a non rinunciare mai a scegliere il proprio destino”.
Il lascito dei drammatici momenti che ha vissuto l'intera comunità della Valle di Fiemme e i tanti turisti presenti in zona nell'immediatezza del disastro e nelle drammatiche settimane successive è emerso delle parole di Stefano Zamagni, docente di Economia politica all'Università di Bologna e Adjunct Professor of International Political Economy della Johns Hopkins University. "Stava è e deve rimanere luogo della memoria, la quale non consente che l’avvenire possa essere ipotecato dal male radicale che è stato perpetrato", ha detto.
Sulla ferita aperta rappresentata dalla tragedia è intervenuto anche il sindaco di Tesero, Massimiliano Deflorian. "Quel giorno, in pochi minuti - ha affermato - la nostra valle fu travolta. In pochi minuti perdemmo 268 persone. Alcuni di noi che oggi sono qui, e parlo anche a titolo personale, si sono salvati per poco. La tragedia di Stava ha lasciato un vuoto immenso, ma anche un compito: abbiamo il dovere della memoria, ma anche e quello della testimonianza e dell'impegno. Stava è il simbolo di ciò che accade quando vengono meno il controllo, l'etica, la responsabilità".
All'inizio della cerimonia è intervenuto il presidente della Fondazione Stava 1985, Graziano Lucchi, che ha evidenziato come la costituzione della fondazione sia stato "un momento di verso riscatto civile, per far in modo che le vittime non siano morte invano", un occasione per "far capire che quella di Stava non è stata una fatalità, per contrastare la rimozione" e un'iniziativa per "gridare la necessità di rapporti nuovi fra gli uomini, per far in modo che non si ripetano i comportamenti che hanno generato e causato la catastrofe".
Assieme alle numerose autorità civili e militari presenti, alla cerimonia hanno preso parte, tra i molti, gli assessori provinciali Mario Tonina e Simone Marchiori, l'assessore regionale Luca Guglielmi, la senatrice Elena Testor, il Commissario del governo per la Provincia di Trento, Giuseppe Petronzi, la vicepresindente del Consiglio provinciale di Trento, Maria Chiara Franzoia, il Procuratore generale presso la corte d'appello di Trento, Corrado Mistri, l'incaricato vescovile e parroco della zona, Albino Dell'Eva, il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, sindaci e consiglieri provinciali.