ROVERETO (Trento) - La Campana dei Caduti potente monito per la pace, ma anche incoraggiante segno di speranza, proprio mentre nel mondo si stanno superando in modo drammatico le soglie dell’umanità, anche nella meccanica dei conflitti. L’ha detto oggi il Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, una volta giunto al cospetto di
Maria Dolens, dove l’attendevano pressoché tutte le autorità civili, militari e religiose della nostra terra.

La visita del Presidente della Repubblica italiana
Sergio Mattarella al
Colle di Miravalle in occasione del
Centenario della
Campana dei Caduti è iniziata alle 12:20: ad accogliere il presidente, che ha presenziato anche ai quarant'anni della tragedia di Stava, erano il reggente
Marco Marsilli, la sindaca di Rovereto
Giulia Robol, il presidente della Provincia autonoma di Trento
Maurizio Fugatti, il commissario del Governo
Giuseppe Petronzi e il presidente
Claudio Soini che ha condiviso il messaggio di pace partito da Rovereto.
Mattarella si è intrattenuto qualche minuto all’interno della Fondazione dove ha ricevuto doni di benvenuto dalle autorità locali: dalla sindaca un piccolo arazzo con la riproduzione di una figura di Depero, mentre da parte della Giunta provinciale una targa in legno, incisa, che simboleggia la rinascita del bosco di Paneveggio dopo Vaia. Il Reggente, Marco Marsilli, da parte sua, a nome del Consiglio di Reggenza, ha fatto dono al Capo dello Stato della riproduzione artistica di Maria Dolens, di un libro appena pubblicato sui cento anni della Campana e di una medaglia commemorativa del Centenario. Il Presidente ha poi visitato la mostra allestita in occasione del Centenario. Di seguito, scortato dai corazzieri il Presidente Mattarella si è portato all’esterno, nell’area monumentale.
Ad accoglierlo, oltre al pubblico e al picchetto d’onore, vi erano le numerose autorità civili, militari e religiose, fra cui il vicepresidente della Provincia
Achille Spinelli e l'assessore provinciale
Mattia Gottardi, il presidente del consiglio provinciale
Claudio Soini, la giudice emerita della Corte costituzionale
Daria De Pretis, il presidente della Corte di appello
Eugenio Gramola, il questore di Trento
Nicola Zupo, la presidente del Tar
Alessandra Farina, Marilisa Beltrame per la Corte dei conti e l’arcivescovo di Trento monsignor
Lauro Tisi. Numerosa anche la delegazione dei sindaci e dell’Esercito italiano rappresentato ai più alti livelli. A condurre la cerimonia la giornalista Maria Concetta Mattei.

In un silenzio carico d’attesa ed emozione, rotto solo dal garrire delle oltre cento bandiere delle nazioni che sventolano sul colle di Miravalle, la cerimonia è entrata nel vivo scandita nei suoi momenti più solenni: l’alzabandiera e l’omaggio al tricolore sulle note del silenzio, la deposizione di una corona ai piedi della Campana dei Caduti e l’inno nazionale eseguito dai piccoli cantori del Minicoro di Rovereto.
"Desidero rivolgere un saluto a tutti i presenti, anzitutto al Presidente della Provincia di Trento. Ringrazio molto la Sindaca di Rovereto e il Reggente la Fondazione per l’accoglienza e per l’invito. Invito che mi era stato più volte rivolto dall’indimenticabile Alberto Robol", sono state le parole del Presidente Mattarella. "Su questo colle di Miravalle, accanto a Maria Dolens, il primo pensiero naturalmente corre alla grande intuizione di Don Antonio Rossaro, quando ebbe l’ispirazione di trarre, da armi che avevano ucciso in tante diverse frontiere d’Europa, un suono di pace e di concordia. In occasione dei cento anni di Maria Dolens, questa intuizione è particolare punto di riferimento - ha detto il Presidente Mattarella - . Il ritorno qui è prezioso, in questo momento storico della vita internazionale, in cui, in pieno contrasto con i desideri, le aspirazioni, le attese dell’umanità in ogni continente, in ogni parte del mondo, riemergono ombre che si pensava non dovessero più aver spazio e presenza. Di chi ritiene di reintrodurre le guerre di annessione territoriale, che pensavamo appartenessero a momenti oscuri nei secoli passati; o di chi pensa di ripristinare il dominio del più forte su coloro che sono più deboli; o di poter bombardare civili nelle loro abitazioni, fino al massacro di giovani intenti a festeggiare, ascoltando musica. In questa condizione, non ci si limita più neppure al pur triste compito di colpire soldati contrapposti. Ma si spara e si uccide su luoghi di preghiera, su luoghi in cui si distribuisce acqua a chi ha sete, o pane a chi ha fame. Si colpiscono soccorritori che prestano aiuto ai feriti.