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Martedì, 30 marzo 2021

Siria, finto sequestro di Sandrini: tre arresti nel Bresciano

Brescia - Imprenditore bresciano simulò il suo sequestro ma poi venne ceduto ad Al Qaeda: tre arresti per sequestro di persona a scopo di terrorismo, mentre a lui è contestata la simulazione di reato e truffa.


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Gli inquirenti hanno accertato infatti che il sequestro di Alessandro Sandrini fu una truffa messa in atto da una banda di tre persone finite in carcere su richiesta della Procura di Roma. I tre nel 2016 proposero all'italiano di simulare un sequestro in cambio di denaro, ma una volta giunto in Turchia, come richiesto dalla banda, fu "venduto" a un gruppo vicino ad Al Qaeda e trasferito in Siria dove rimase per tre anni prima della liberazione.


Nel procedimento, coordinato dal procuratore Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco, si cita anche il caso di Sergio Zanotti, anch'egli imprenditore bresciano sequestrato che però non risulta indagato.

Di loro si persero le tracce nel 2016 e furono entrambi liberati nella primavera del 2019.


GLI ARRESTI
All’alba di oggi, in provincia di Brescia, Polizia di Stato e Carabinieri hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari di Roma su richiesta del Gruppo Antiterrorismo della Procura della Repubblica capitolina, nei confronti di tre persone.


Si tratta di un provvedimento emesso nell’ambito delle indagini condotte dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dalla Squadra Mobile di Brescia, in relazione ai sequestri di persona commessi in danno dei connazionali Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini, rapiti in Turchia tra aprile e ottobre 2016, tenuti prigionieri in Siria sino ad aprile/maggio 2019 ad opera dell’organizzazione terroristica Hay’at Tahrir a-Sham.


I provvedimenti restrittivi riguardano due cittadini albanesi residenti nella provincia di Brescia, Frrokaj Fredi, 43enne residente a Flero e Olsi Mitraj, 41enne residente a Gussago e un cittadino italiano, Alberto Zanini, 54enne di Mazzano. Nello stesso contesto operativo, sono state disposte perquisizioni sia nel bresciano che in Germania; qui, l’atto interessa un connazionale lì domiciliato ed è stato emesso nell’ambito di un Ordine d’Indagine Europeo indirizzato dalla Procura di Roma al suo collaterale di Costanza.


LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA
Gli arresti odierni sono il risultato di complesse indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Roma nel corso di un significativo periodo di tempo intercorrente tra il rapimento di Sergio Zanotti, risalente a metà aprile 2016, e il febbraio 2020, a conclusione di un’ultima fase di intensi accertamenti condotti a seguito della liberazione anche di Alessandro Sandrini (a maggio 2019), allorquando si poteva operare senza rischiare di nuocere all’incolumità dei nostri connazionali.


Le indagini hanno fatto emergere l’operatività, nella provincia di Brescia, di un gruppo di soggetti di varia nazionalità a carico dei quali grava un grave quadro indiziario in ordine all’ipotesi di sequestro di persona a scopo di terrorismo. Quanto è stato evidenziato anche considerati i numerosi punti di similitudine tra i due rapimenti tratti dall’analisi comparativa di ciascuna delle due vicende, è che i componenti di questa compagine abbiano pianificato l’invio in Turchia di Zanotti e Sandrini con il fine ultimo di creare il presupposto perché in quel Paese, in un’area a poca distanza dal confine con la Siria, altra articolazione del gruppo procedesse al rapimento dei due, da cui seguiva una prigionia quasi triennale gestita, sin dalle primissime fasi, da elementi appartenenti alla formazione Hay’at Tahrir a-Sham.


La figura di Frrokaj è quella centrale nell’economia generale dell’indagine; è il soggetto al quale facevano riferimento le altre persone coinvolte nei fatti per i quali si procede. Egli è presente in termini operativi in entrambi i sequestri di Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini ed è colui che personalmente induceva Zanotti a partire per la Turchia attirandolo in quell’area con il pretesto di acquisire una partita di dinari iracheni fuori corso. Fredi Frrokaj, inoltre, presidia l’aeroporto di Orio al Serio il 3.10.2016, allorquando Sandrini, accompagnato nello scalo bergamasco da Alberto Zanoni e Olsi Mitraj, vi giunge per imbarcarsi sul volo che l’avrebbe portato in Turchia.


I tre, Frrokaj, Zanini e Mitraj, inoltre, sono stati localizzati nella stessa area aeroportuale anche domenica 25.9.2016, la giornata nella quale l’organizzazione tentava di far partire il suo secondo sequestrato (Sandrini, in effetti, è il terzo, mentre Zanotti è il primo), un imprenditore in difficoltà economiche anch’egli della provincia di Brescia che, all’ultimo minuto, in aeroporto, desisteva dalla pericolosa decisione di portarsi in Turchia, facendo fallire i piani di coloro che ne avevano ordito la partenza molto verosimilmente prodromica anche al suo rapimento. SAndrini, com’è stato accertato nel corso delle indagini, era stato un ripiego, reclutato da Zanini e Mitraj per sostituire il rinunciatario alla partenza, spedito in Turchia nel giro di poco più di una settimana da quel 25 settembre. Sono in corso mirati accertamenti tesi a identificare l’imprenditore di Rezzato al fine di poterlo escutere quanto prima.

Ultimo aggiornamento: 30/03/2021 11:04:00
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