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Trento: audizioni della commissione speciale sui danni causati dal maltempo

martedì, 12 febbraio 2019

Trento – La Commissione speciale di studio dei danni causati dalla tempesta Varia ha proseguito nelle audizioni. I Comuni ipotizzano l’intervento diretto della Provincia Autonoma di Trento per calmierare il mercato del legname. Le Asuc e le Regole sollecitano il ripristino del paesaggio e dei sentieri. La Magnifica Comunità di Fiemme preoccupata per i mancati guadagni futuri dovuti alla riduzione dei volumi dei boschi

Audizione commissione maltempo - RabbiPresieduta dal consigliere provinciale solandro Ivano Job, la Commissione speciale di studio sui danni causati dalla tempesta Vaia del 29 ottobre scorso e sulle conseguenti misure di intervento, ha iniziato stamane le audizioni dei principali soggetti e rappresentanti dei territori interessati e coinvolti dal disastro ambientale. Ad essere sentito per primo è stato il Consiglio delle autonomie locali – Consorzio dei Comuni. A seguire l’organismo ha raccolto le valutazioni dell’Associazione provinciale delle Asuc, delle Consortele di Rabbi, della Magnifica Comunità di Fiemme, della Regola feudale di Predazzo, delle Regole di Spinale e Manez e infine della Federazione dei corpi dei vigili del fuoco volontari della Provincia autonoma di Trento.

Ai lavori oltre a Job (Lega) hanno partecipato i consiglieri Ugo Rossi (Patt), Alessio Manica (Pd), Mattia Gottardi (Civica Trentina), Claudio Cia (Agire), Alex Marini (5 stelle), Lucia Coppola (Futura), Gianluca Cavada (Lega), Pietro De Godenz UpT), Vanessa Masì (Civica Trentina) e Luca Guglielmi (Fassa). Nel pomeriggio le audizioni proseguiranno con gli interventi del Coordinamento provinciale imprenditori, della Camera di commercio e delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil.

Il presidente del Consiglio delle autonomie locali (Cal) e del Consorzio dei Comuni suggerisce l’ipotesi di un acquisto unico del legname da parte della Provincia.

Il presidente del Cal Paride Gianmoena ha esordito con un ringraziamento rivolto alla Giunta provinciale per il costante confronto avuto. La variazione del bilancio appena approvata, ha ricordato, ha stanziato risorse importanti per poter fronteggiare l’emergenza e tecnicamente molto utile dal punto di vista dei Comuni è stato nominare di un commissario dedicato all’emergenza maltempo e alle opere di ripristino (l’ing. De Col). Per Gianmoena ai fini del ripristino della viabilità forestale sarebbe opportuno dare anche ai Comuni la possibilità di intervenire direttamente, chiedendo poi alla Provincia il ristoro delle risorse per la copertura dei costi sostenuti. Idea condivisa dal presidente Job perché per le opere di piccole dimensioni i Comuni dovrebbero poter intervenire senza attendere la Provincia per ridurre i tempi del ripristino. Si tratta a suo avviso di individuare la procedura più adeguata allo scopo.

Gianmoena ha espresso apprezzamento per il portale dedicato alla vendita del legname dalla Camera di commercio, che promuove la trasparenza e la concorrenza. Lo strumento si potrebbe però a suo avviso perfezionare per facilitare il più possibile i venditori del legname. Come? Dando la possibilità di vendere il materiale non solo solo “a piazzale” ma anche “in piedi” o “a terra”. Il presidente del Cal ha evidenziato che i Comuni non hanno risorse sufficienti per la fatturazione di grandi quantitativi di schianti, che in certi casi arrivano a 80.000 metri cubi di legname. Il Consorzio propone quindi un fondo di rotazione per aiutare i Comuni che riescono a trovare le ditte per fatturare la vendita a piazzale. Le risorse potranno poi essere restituite con il ricavo della vendita. Gianmoena ha evidenziato come i costi relativi alla fatturazione per le piante schiantate stanno salendo e che le aziende locali non riescono a lavorare tutto il legname perché abituate a quantitativi molto minori. Si presenta quindi la necessità di aprire a ditte fuori provincia ed estere. Il prezzo di fatturazione poi aumenta in base alle difficoltà e all’utilizzo dei macchinari. Per calmierare il mercato il presidente del Cal ha suggerito di valutare la possibilità di un acquisto unico da parte della Provincia.

Le domande dei consiglieri. Aumentare il periodo di assunzione degli stagionali

Rispondendo a una domanda di Cavada, Gianmoena ha spiegato che l’acquisto del legname è diverso da zona a zona a seconda della tipologia e alla qualità del legname e del costo dei mezzi impiegati. Se non si riescono a trovare acquirenti forse si potrebbe immaginare di affidare alla Provincia un ruolo di garante, anche per una perequazione nei confronti dei Comuni. Del resto – ha ricordato – la Provincia è già intervenuta per permettere ai Comuni di assumere in deroga personale da impiegare nella gestione dei boschi colpiti dal disastro. Secondo Job bisognerebbe anche risolvere il problema burocratico dei confini tra le proprietà comunali e di privati. A proposito di deroghe per l’assunzione di stagionali dopo l’emergenza maltempo, Coppola ha evidenziato il problema delle restrizioni previste invece dalla Giunta sul Progettone proprio mentre il fabbisogno di personale dovrebbe spingere ad ampliare la platea della manodopera. Gianmoena ha risposto che i Comuni possono assumere personale stagionale ma che dopo il disastro oggi chiedono di aumentare il periodo, perché vada ad esempio dal 1° di aprile a tutto novembre. Non molti Comuni hanno nell’organico squadre boschive mentre molti hanno lavoratori stagionali che con più mesi a disposizione potrebbero liberare i sentieri e le passeggiate turistiche più vicine ai paesi.

Il capogruppo del Patt Ugo Rossi ha chiesto quanti volumi di legname siano stati tolti da terra e ha messo l’accento sull’esigenza di chiarire quale sia l’obiettivo che si intede perseguire: la salvaguardia del valore del legname o il ripristino del territorio per liberare le aree colpite dal disastro dalla grande quantità di piante a terra. A suo avviso bisognerebbe cercare di restituire al più presto i boschi e le zone danneggiate ai residenti e ai turisti da cui sono frequentate e che arriveranno l’estate prossima. Il problema per Rossi è che la Giunta non ha ancora previsto risorse finalizzate a questo scopo. Gianmoena ha risposto che i dati sulle quantità di piante tolte da terra non ci sono ma che alcuni Comuni sono riusciti ad intervenire già in novembre affidando incarichi per la rimozione degli alberi caduti e la vendita a piazzale degli schianti, iniziata in qualche caso già a dicembre. Quanto ai piazzali nei quali accatastare il legname, i Comuni hanno iniziato a studiare con le stazioni forestali delle valli l’individuazione delle aree. Il Piano d’azione stima che occorra un ettaro per accatastare circa 17.500 metri cubi di legname.

D’altra parte il presidente Job ha osservato che se le piante fossero state tolte da certe zone sarebbe aumentato il pericolo delle valanghe.

Le Asuc: pensiamo a progetto condiviso di paesaggio futuro e e di trasformare questo disastro in un’opportunità

Il presidente delle Asuc trentine, Roberto Giovannini, ha ricordato che il danno subito dalle Asuc è quantificabile per quanto riguarda gli schianti in oltre 600.000 metri cubi di legname. E ha sottolineato che il danno è stato paesaggistico e idrogeologico oltre che economico. Per Giovannini ora si prospettano concreti problemi di sopravvivenza per le Asuc che difficilmente riusciranno sostenere anche le spese ordinarie. Inoltre, senza disponibilità economiche le Asuc non sono in grado di lavorare e accatastare il legname, e anche l’accesso a prestiti agevolati è difficoltoso. Dopo il danno subito dal paesaggio secondo Giovannini occorrerebbe intervenire con una progettualità condivisa per ridisegnare lo scenario futuro. C’è chi ha già chiesto di trasformare certe zone boschive in pascoli, ma non è detto che così si otterranno poi i risultati desiderati. Giovannini ha concluso chiedendo la massima disponibilità della Provincia a sostenere le Asuc in questa fase. Come? Rispondendo a una domanda di De Godenz, ha precisato che sarebbe importante prevedere un contributo della Provincia per mettere nelle condizioni le associazioni di poter tagliare direttamente le piante e non limitarsi alla vendita “in piedi”. Sollecitato poi da Coppola, Giovannini ha osservato che vi sono molti giovani laureati che chiedono disponibilità di pascolo perché vedono un possiible lavoro in questo settore. “Ora – ha aggiunto – queste richieste si potrebbero soddisfare”. E ha poi insistito sull’esigenza di trasformare questo disastro ambientale in un’opportunità per migliorare il territorio studiando quali soluzioni adottare zona per zona a seconda delle caratteristiche del suolo e tenendo conto dei cambiamenti climatici. Vi sono poi aree delicate dal punto di vista turistico. Occorre evitare che il biglietto da visita con cui ci presentiamo ai turisti l’estate prossima sia il danno dubito dai nostri boschi. Si tratta allora di intervenire in tempo in queste aree. Giovannini ha concluso evidenziano che le Asuc soffrono anche a causa di una burocrazia soffocante e mancanza di personale.

Per Rossi il presidente delle Asuc ha toccato il vero nodo della questione, che non consiste solo nella vendita del legname ma riguarda il paesaggio. Si tratta allora di aiutare le Asuc, che sono proprietà collettive, anche per il ripristino del danno al paesaggio. Perché vi sono zone delle Asuc nelle quali “occorre provvedere alla rimozione tempestiva degli alberi abbattuti”. Tutto ciò, secondo Rossi, non deve far perdere di vista la necessità di garantire al massimo la tutela del valore del legname. Serve quindi un doppio binario di attenzione: al valore del paesaggio e del legname.

Alex Marini (5 stelle) ha chiesto ai rappresentanti delle Asuc se abbiano pensato ad un progetto per chiedere risorse finanziarie pubbliche in modo da poter continuare a gestire il territorio dopo questo disastro ambientale e a fronte delle difficoltà economiche evidenziate. Il presidente Giovannini ha risposto di aver già rappresentato alla Giunta provinciale le difficoltà economiche delle Asuc presentando un primo documento di richieste. Si tratta a suo avviso di affrontare politicamente il problema primario della sopravvivenza delle Asuc a partire dal riconoscimento dell’importanza di queste associazioni per la gestione del territorio. A giudizio di Giovannini occorre che la tempesta Vaia diventi l’occasione sia per rilanciare una solidarietà reciproca tra i soci danneggiati sia per chiedere aiuti finanziari pubblici. Quel che è accaduto è uno stimolo a ritrovarsi e a collaborare e perché si risvegli un interesse culturale nei confronti nostri e del territorio anche nelle scuole.

Le Consortele di Rabbi: 10.000 metri cubi di schianti

Giuseppe Girardi, ha informato che gli schianti in val di Rabbi sono stati pari a circa 10.000 metri cubi, “molti – ha detto – per una zona come questa”. La conseguenza sarà la mancata “ripresa” e gravi difficoltà di mantenimento del bosco e delle strade forestali. Gli schianti hanno interessato due grosse zone gestite dalla Consortela Tonassica Garbela e dalla Consortela Pozze Cotorna, entrambe nel Comune di Rabbi. Il presidente della Tonassica Garbela, Giosuè Penasa, ha ricordato che la zona ha subito 5.000 metri cubi di schianti, di cui due terzi di abete rosso e il resto di larice. La consortela avrà gravi problemi finanziari per diversi anni. Si tratta allora di mettere subito in sicurezza le zone interessate dagli schianti, mentre altre andranno destinate a pascoli. Occorre poi pulire e rendere transitabili i sentieri e di garantire la manutenzione della strada forestale con la sistemazione delle canalette. Il legname viene attualmente venduto per 16 euro a metro cubo. Non tutto però si potrà recuperare e vi sarà di conseguenza il problema del mancato introito anche per la Consortela Pozze Cotorna, ha concluso il presidente Silvano Cicolini.

La Magnifica Comunità di Fiemme: 300.000 metri cubi di legname a terra, aumenterà il lavoro della segheria, ma tra i clienti c’è chi aspetta il calo dei prezzi

Lo Scario Giacomo Boninsegna ha fornito le cifre del disastro, che ha lasciato 300.000 metri cubi di legname a terra, danni dalla viabilità forestale per circa 2 milioni di euro, perdite economiche legate alla diminuzione del valore del legname che in questa fase non è ancora possibile quantificare con precisione, ma si tratta di svariati milioni di euro. Ancora, vi è la necessità di intervenire a breve con nuova viabilità per recuperare interi soprassuoli a terra e questo comporterà un’ulteriore spesa di circa 1 milione di euro. Infine per lo Scario è indispensabile un radicale cambiamento nella programmazione dei lavori e nella pianificazione fcompletamente da rifare. Per fronteggiare l’emergenza, ha proseguito Boninsegna, la Magnifica si è attivata con l’obiettivo di lavorare presso la segheria della Comunità quanto più legname possibile in modo da evitare il degrado dei tronchi sui piazzali. Nel 2019 la segheria di Ziano si è data l’obiettivo di aumentare le masse lavorate di circa il 50% rispetto agli anni scorsi, passando da 30.000 a l50.000 metri cubi di tondo segato. Per il momento i principali clienti di tavolame hanno risposto positivamente alla maggior disponibilità di prodotto stringendo un accordo a sostegno di questo impegno. Lo Scario ha però evidenziato che “non va altrettanto bene per quanto riguarda gli utilizzatori locali di legname tondo, tra i quali sembra prevalere un sentimento di attesa (e/o di volontà di acquisto a prezzi sensibilmente più bassi (nell’ordine del 25-30%) rispetto a quelli precedenti la catastrofe. Per questo la Magnifica comunità si sta muovendo sul mercato fuori provincia ed in Austria con risultati discreti per quanto riguarda l’apprezzamento della qualità del legname. “Nonostante il nostro massimo impegno – ha aggiunto lo Scario – siamo coscienti che saranno probabilmente necessari almeno tre anni per recuperare la gran parte del legname a terra”. Per riuscirci, infatti, occorre manodopera specializzata nell’esbosco con teleferica, personale non facile da trovare. “Ci è stato garantito l’impegno della Provincia per supportare economicamente il lavoro necessario per il ripristino ed il miglioramento della viabilità forestale”. Ma servirà soprattutto una revisione della pianificazione forestale per far fronte alle mutate condizioni sperando in una radicale semplificazione delle procedure e dei tempi. Lo Scario ha concluso sottolineando l’urgenza di pensare sin d’ora alle operazioni di ripristino delle aree colpite per mantenerne l’integrità idrogeologica e permettere alla foresta di espletare al meglio le proprie funzioni (difesa da valanghe e frane). Il problema maggiore al quale dobbiamo pensare, ha segnalato Boninsegna, è che nei primi tre anni successivi al disastro si riuscirà ancora a lavorare bene, ma poi non potremo più contare sui 40.000 metri cubi all’anno di “ripresa” che fino ad ora ci hanno garantito un guadagno di 6-700.000 euro, perché i metri cubi di legname saranno molti meno. L’auspicio della Magnifica Comunità di Fiemme è che quindi, in futuro, si trovino forme nuove di remunerazine per chi lavora e coltiva le foreste. Per questo il presidente delle Asuc Giovannini, condividendo le osservazioni dello Scario, ha precisato che l’esigenza non è tanto di ottenere contributi quanto piuttosto di poter accedere a fondi per poter affrontare poi la fase più difficile che ci attende nel futuro.

Regola feudale di Predazzo: garantire la sicurezza di chi lavora in queste aree o le frequenta

Alberto Felicetti ha ricordato che ’azienda boschiva della Regola tratta in media 3.000 metri cubi di legame all’anno mentre oggi vi sono a terra circa 100.000 metri cubi. Attendiamo quindi un contributo da parte delle istituzioni pubbliche – ha spiegato – perché con le nostre forze non potremo uscirne. L’impegno è di circa 450.000-500.000 euro per l’attività di esbosco. Felicetti ha evidenziato soprattutto l’esigenza di garantire al più presto la sicurezza degli operatori e delle persone che frequenteranno i boschi. Vi sono zone boschive completamente a terra, per cui occorrerà fronteggiare i rischi per chi lavora in quelle aree o le frequenta. Occorre poi a suo avviso determinare quale tipo di rimboschimento si vuole effettuare: i contributi dovranno essere indirizzati a questo più che al rimborso del prezzo del legname svalutato. Attenzione poi a non immettere quantitativi di legno troppo elevati, per evitare il deprezzamento. Dal canto suo il forestale della Regola di Predazzo, Piergiogio Felicetti, ha spiegato che le strade forestali hanno subito molti danni che occorre riparare con materiale ghiaioso che si potrebbero prelevare, ad esempio, negli alvei asciutti. Bisognerebbe allora sospendere il contributo richiesto a chi se ne occupa (di 3-4 euro a metro) per il prelievo di questo materiale. Anche i boscaioli dovrebbero poter lavorare in sicurezza concedendo un contributo differenziato Comune per Comune, tenendo conto del metodo di esbosco.
Job ha condiviso l’osservazione, “perché – ha osservato – un conto sono i lotti dove è più facile lavorare e un altro è dove gli interventi risultano molto più complessi”.

Comunità delle Regole Spinale Manez: liberare dal legname a terra prima dell’estate le strade forestali di accesso ai rifugi Brentei e Alimonta

Cristian Simoni, membro del comitato, ha segnalato i danni subiti con gli schianti, pari a 8.123 metri cubi di abete, larice e faggio e soprattutto i problemi causati dal disastro alle strade forestali e ai sentieri. Due in particolare sono le strade forestali dissestate e ostruite che conducono a rifugi importanti come il Brentei e l’Alimonta. Si tratta quindi di intervenire per liberare dal legname a terra e con opere di ripristino di queste vie d’accesso ai due rifugi prima che inizi la stagione estiva. Il costo indicativo di queste opere di ripristino è stimato dalla Comunità in 65.000 euro. Federazione dei corpi dei vigili del fuoco volontari: gravi danni agli automezzi e per le attrezzature, solo in parte coperti da assicurazione.

Il dirigente Mauro Ioppi ha quantificato l’opera prestata dai vigili del fuoco volontari a servizio di tutte le amministrazione locali che nelle valle colpite dal disastro hanno chiesto il loro intervento. Tra il 29 ottobre e il 22 novembre gli interventi effettuati in tutte le zone colpite dal disastro sono stati 2.560 con un totale di ore/uomo di lavoro di 66.902. Il dirigente ha poi segnalato gli ingenti danni subiti dalle attrezzature e dagli automezzi impiegati dai vigili volontari per intervenire. Per gli automezzi, spesso schiacciati dalle piante o trascinati nei dirupi dalla tempesta, i danni ammontano a 177.951,49 euro, mentre quelli per le attrezzature sono pari a 101.417,05 euro. Solo in parte vi è la copertura assicurativa, e per questo la Federazione chiede di dotare la cassa di risorse corrispondenti agli importi esclusi, non essendo possibile reperire in altro modo le risorse. Rossi ha ringraziato i vigili e chiesto a Ioppi se l’evento calamitoso sia stato l’occasione per valutare i sistemi di allertamento, le modalità di intervento o la scala di priorità nella formazione per capire se vi siano dei possibili margini di miglioramento. Ioppi ha risposto che in dettaglio questa valutazione non è stata fatta, ma che la Federazione ha deciso di destinare 193.000 euro alla formazione dei corpi e soprattutto dei giovani vigili del fuoco volontari. Quanto agli allertamenti e all’interventistica l’esigenza è di dotare il sistema dei cercapersone digitali, molto più performanti e con minori problemi di comunicazione.

Alex Marini (5 stelle) ha chiesto se i corpi volontari abbiano tenuto conto del piano Demarchi per allertare le zone del Trentino considerate più a rischio in caso di eventi estremi come questo, in modo da preavvisare le popolazioni anche considerando che probabilmente si ripeteranno. Ioppi ha risposto che questa responsabilità esula dai compiti dei vigili del fuoco volontari che non hanno strumenti per prevedere un evento meteo estremo. La Provincia dispone comunque di uffici specializzati a questo scopo, che i corpi volontari possono integrare con la memoria storica che consente di conoscere quali sono le zone antropizzate e urbanizzate maggiormente esposte a questi rischi. Mauro Donati, altro dirigente della Federazione presente all’audizione, ha ricordato che gli strumenti a disposizione dei corpi sono i piani di protezione civile comunali. Ogni corpo dispone di questo piano di intervento di emergenza e sa quindi su quali risorse può contare e quali sono le zone critiche più esposte a pericoli perché censite da questi documenti. Si tratta di piani che vanno ovviamente aggiornati di continuo a seconda delle situazioni che si presentano sul territorio.

Ancora Marini ha chiesto se sia stata valutato la proposta riguardante la zona del Garda di trasferire la sede dei vigili del fuoco volontari di Riva in quella di Arco, il cui effetto sarebbe a suo avviso negativo perché sguarnirebbe la città e le strade sul lago della possibilità di intervenire tempestivamente. Ioppi ha risposto che sarebbe preferibile mantenere distinte le sedi dei due corpi anche per evitare le difficoltà gestionali legate ad una struttura unica di grandi dimensioni. A suo avviso si dovrebbero invece studiare forme di collaborazione dal punto di vista amministrativo per sburocratizzare e snellire le attività, ad esempio attraverso un’esenzione dei corpi dall’assoggettamento al codice degli appalti. Andrebbero insomma mitigare certe incombenze lasciando in capo ai corpi l’attività interventistica e prevedendo un sostegno dal punto di vista burocratico.

Venerdì la Commissione speciale si recherà per un sopralluogo in Val di Sole.



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