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Commercio e turismo, con le norme Covid sofferenza in provincia di Sondrio: “E’ lockdown di fatto”

mercoledì, 26 gennaio 2022

Aprica – Nel momento in cui l’emergenza sanitaria è ancora acuta con gravissime ripercussioni sul mondo economico, le categorie del Commercio, del Turismo e dei Servizi chiedono al Governo aiuti urgenti e adeguati. “Le attività hanno dimostrato una grande resilienza nell’affrontare la crisi epocale in atto, ma in questa fase durissima rischiano di non farcela più – evidenzia la presidente dell’Unione Loretta Credaro, a margine dell’incontro appena avvenuto con la propria Giunta, riunitasi per affrontare un’attenta analisi della situazione in corso –. Dalle nostre categorie giunge un forte grido di allarme – prosegue Credaro – e occorre fare presto, perché tante attività sono a rischio tenuta a causa del drastico calo di lavoro e dell’aumento vertiginoso dei costi di gestione, in particolare dei rincari di energia e materie prime”. E che le imprese siano in una situazione di estrema tensione e incertezza risulta chiaro anche dell’indagine sull’andamento dei consumi e delle presenze turistiche realizzata in questi giorni dall’Unione. La rilevazione è stata condotta contattando un campione di circa 300 imprese attive in provincia (tessile-abbigliamento e calzature, ristoranti e bar, ricettività turistica). 

TESSILE-ABBIGLIAMENTO – I saldi invernali non hanno risollevato le sorti di un periodo difficile: oltre il 50% dei commercianti del settore tessile-abbigliamento e calzature ha evidenziato un andamento negativo e, di essi, circa la metà ha lamentato un calo almeno del 30%, con crolli anche del 50%. C’è meno gente in giro a causa dell’emergenza sanitaria, che scoraggia gli acquisti nei negozi fisici, dando per contro una notevole spinta agli acquisti online. La situazione è spesso drammatica.

RISTORANTI C’è forte preoccupazione anche nel settore della ristorazione: i ristoranti delle stazioni sciistiche hanno lavorato abbastanza bene fino all’Epifania, mentre gli altri hanno messo in risalto difficoltà, soprattutto quelli di Sondrio, per il ritorno allo smart working e la recrudescenza dei contagi, che induce i clienti a stare a casa. In questo scenario, secondo qualche operatore la situazione attuale è addirittura peggiore di quella dello scorso anno, quando, restando chiusi, gli operatori avevano almeno ricevuto dei ristori e non avevano sostenuto i costi per il funzionamento delle attività. La categoria, pertanto, è fortemente preoccupata e, ad aggravare la situazione, intervengono anche l’aumento dei costi dell’energia, i problemi nella gestione/organizzazione del personale e le difficoltà nel reperire nuovi dipendenti. 

BAR E CAFFÈ – Anche per bar e caffè in evidenza un quadro di sofferenza, con circa il 70% degli operatori che lamenta una situazione di forte difficoltà. Le conseguenze più drammatiche si registrano anche in questo caso nel capoluogo: a Sondrio, come detto, il ritorno allo smart working ha contribuito a rendere la città ancora più deserta. Numerose le problematiche messe in luce dagli esercenti, a cominciare dal calo della clientela che fa paragonare la situazione attuale a un lockdown di fatto, generato anche dal ‘terrorismo’ propagato dai mezzi di informazione. 

E poi ancora, gli affitti troppo alti, i problemi con la gestione del personale (tra dipendenti positivi e sostituzioni difficili da reperire), l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia.

STRUTTURE RICETTIVE – Riguardo alla ricettività alberghiera, circa il 70% ha messo in risalto una situazione tutto sommato positiva da inizio stagione all’Epifania e ciò con riferimento soprattutto agli alberghi delle località sciistiche (anche se si sono registrate moltissime cancellazioni sotto data per positività e quarantene, poi rimpiazzate da nuove prenotazioni che hanno garantito occupazione, creando però una grossa mole di lavoro in più per gli albergatori), mentre per il restante 30% i dati sono negativi. Gennaio, a partire dal 10, ha evidenziato una situazione stagnante, per cui c’è forte preoccupazione per il prosieguo della stagione, a causa delle disdette ricevute e del calo di prenotazioni (tra l’altro, il clima di grande incertezza delle regole scoraggia gli stranieri a raggiungere le mete turistiche). Tale situazione riguarda le strutture alberghiere così come quelle extralberghiere e le case vacanza. Turismo fermo significa anche, in aggiunta, crisi delle agenzie di viaggio.

“In tutti i settori esaminati – conclude la presidente Credaro – permane un clima di forte difficoltà e incertezza, mentre crescono i problemi nella gestione e organizzazione del personale (per esempio, in alcune strutture alberghiere molti dipendenti sono risultati positivi e si è dovuto chiudere, perché non si sono trovati altri lavoratori da assumere) e lievitano i costi. Una situazione molto dura da fronteggiare e che richiede attenzione e sostegni tempestivi e adeguati”.



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