Impianti da sci chiusi almeno fino al 6 aprile, dopo il periodo pasquale: viene sancita così la fine di una stagione mai iniziata in Italia, con piste accessibili solo da parte di atleti professionisti o atleti non professionisti ma che sono stati riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal Cip (Comitato italiano paralimpico) o dalle rispettive federazioni.
Operatori del settore rassegnati e assuefatti a uno stop prolungato che durerà almeno 20 mesi (marzo 2020-novembre 2021): "Ormai non ci speravamo più, la politica ha perso credibilità con la gestione assurda il cui apice è stato raggiunto nella folle domenica di metà febbraio col primo provvedimento del nuovo Governo Draghi. La stagione è terminata lì, ora aspettiamo i ristori che ci continuano a promettere. In altri Stati si scia in tutta sicurezza, senza effetti sull'andamento dell'epidemia, qua in Italia è mancato il buon senso nelle decisioni e la mancanza di conoscenza per un settore basilare per la sopravvivenza di intere zone", il coro pressoché unanime, con amarezza, che arriva nei principali comprensori alpini.
In vista di Pasqua, la preoccupazione nei territori è anche per il mondo ricettivo col divieto di spostamenti tra Regioni e Province Autonome che si aggiunge alle limitazioni in essere in base alla classificazione dei colori dei propri territori: "Molti alberghi potrebbero passare direttamente alla stagione estiva con tutte queste incertezze, inoltre senza l'apertura degli impianti da sci i numeri sarebbero ridotti al minimo con preferenza di altre mete da parte dei turisti".