Usare la profondità storica delle tradizioni, inserite in un paesaggio di pregio come il nostro, e che quindi va equilibratamente ma dinamicamente preservato, è una possibile leva da iniziare ad utilizzare in modo strategico”.
“Innovare vuol dire anche cercare metodi di lavoro più adatti ai tempi in cui si colloca la società – ha aggiunto Dalpiaz - “Questo convegno vuole far riflettere sulla valenza che un territorio, le sue bellezze naturali, tradizioni ed arti e le sue comunità possono esprimere se si accetta una visione partecipativa e dinamica ai tempi, che comporta certo qualche rinuncia ma offre prospettive di progresso sociale ed economico molto più solide ed adeguate ai bisogni delle collettività”.
Il direttore di Apot è stato affiancato sul palco da Roberto della Casa, docente di marketing dei prodotti agroalimentari all’Università di Bologna e titolare della società di ricerche Agroter, chiamato a commentare con lui i risultati del progetto di valutazione del valore diretto e indiretto del distretto melicolo nella frutticoltura trentina: “La nuova sfida è stimare l’impatto di un distretto economico per i riflessi prodotti a livello sociale e ambientale nella sua area di pertinenza, ovvero per i suoi effetti sulle esternalità, cioè sull’ambiente e sulla società. L’analisi comparata dell’evoluzione della Val di Non rapportata ad altre aree frutticole collinari-montane del Nord Italia conferma quanto la frutticoltura non sia solo motore dell’economia ma anche dello sviluppo dei territori in chiave sostenibile.
Malgrado nell’ultimo ventennio si sia assistito ad una progressiva concentrazione delle imprese agroindustriali su scala internazionale, in talune aree vi sono piccole imprese specializzate in attività ad alta intensità di manodopera che non solo sopravvivono ma, addirittura, si sviluppano grazie allo sviluppo di particolari sistemi territoriali, i distretti appunto, in grado di reggere la globalizzazione dei mercati, determinando al loro interno lo sviluppo anche delle attività correlate. Il distretto melicolo trentino ne è un brillante esempio in quanto genera anche positivi riflessi a livello sociale e ambientale nella sua area di pertinenza”.
Andrea Segré, Presidente della Fondazione Edmund Mach, agronomo economista e professore di politica agraria internazionale, ha parlato della sostenibilità: “La sostenibilità è ancora più importante in montagna, perché con il crescere dell’altitudine il sistema diventa più fragile. Per puntare sulla sostenibilità dobbiamo saperla misurare scientificamente nei suoi tre aspetti economico, sociale e ambientale. Solo così poi si possono confrontare i metodi produttivi e prendere decisioni ragionate. Come Fondazione Edmund Mach stiamo dando il nostro contributo partendo proprio dall’analisi scientifica del contesto trentino. Siamo in grado di farlo perché il nostro campus è un forziere di preziose competenze e conoscenze”.
Attesissimo ospite d’eccezione, Philippe Daverio - scrittore e storico dell’arte e conosciutissimo personaggio televisivo - ha di seguito aperto ad argomenti meno tecnici, offrendo una simbolica ed emozionante panoramica circa la presenza della mela nelle opere d’arte più significative: “Abbiamo un dialogo eterno con la mela, fin dalle prime rappresentazioni iconografiche che ritraevano Eva con il frutto avvolto dal serpente; la mela è un elemento stabile del nostro immaginario che attraversa la nostra storia, lo vediamo nella pittura ma anche nella letteratura, nella filosofia. Si pensi per esempio a Platone che descriveva la mela come la sommatoria delle due metà perfette. Se dovessimo parlare di economia, nella grande emancipazione italiana cinquecentesca la dimostrazione di una società ricca sta per esempio nelle nature morte, dall’altra parte possiamo invece leggere la sofferenza, probabile riflesso della situazione sociale di allora, nella famosa mela bacata di Caravaggio”.
Daverio ha concluso con un invito agli ospiti presenti a valorizzare le risorse che ha il Trentino, come i suoi paesaggi agricoli, i castelli e le mele, la cui storia “merita la giusta esaltazione, recuperandone il valore di mito”.
Maurizio Fugatti, Presidente della Provincia autonoma di Trento ha concluso la serata ringraziando “Per questo momento di riflessione che va oltre l’ambito frutticolo. Il Trentino ha un mondo legato al suo territorio, che crede nella produzione e nel sistema cooperativo, nel proprio lavoro e nella tradizione, in grado di garantire la qualità della filiera”.
Il convegno rientra tra le iniziative sostenute dal Progetto “Trentino Frutticolo Sostenibile” di Apot, che attraverso un fitto programma, da tre anni persegue soluzioni sostenibili per conciliare le esigenze tecniche ed economiche delle attività agricole con quelle della comunità e del territorio.