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“La temperatura aumenta, muoviamoci. Farà bene all’ambiente e alla nostra salute”

venerdì, 22 settembre 2017

Quando:
22 settembre 2017@23:00–23 settembre 2017@00:00 Europe/Rome Fuso orario
2017-09-22T23:00:00+02:00
2017-09-23T00:00:00+02:00

Cambiamenti climatici: quanto tempo abbiamo per salvare il pianeta? Perché la mobilità sostenibile fa bene alla salute, e perché la gente, pur sapendo che l’attività fisica fa bene, non lo fa? E’ a queste domande, in particolare, che ha dato risposta la sessione mattutina della “Giornata della mobilità elettrica”, oggi al MUSE, nell’ambito della Settimana europea della mobilità sostenibile. Al convegno del mattino, concluso da una tavola rotonda e svoltosi mentre l’assessore all’ambiente Mauro Gilmozzi sottoponeva all’approvazione della Giunta provinciale il Piano provinciale per la mobilità elettrica, sono intervenuti il medico dello sport Paolo Crepaz, l’esperto di cambiamenti climatici Stefano Caserini del Politecnico di Milano, l’americano Paul Stratta, responsabile area bike sharing dell’European Cycling Federation di Bruxelles, l’urbanista Riccardo Marini e Ivan Moroder, direttore dell’Ufficio Mobilità del Comune di Bolzano.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha definito la salute “un bene sociale”. E proprio sulla società ricadono, di conseguenza, i costi derivanti da stili di vita poco salutari. La sedentarietà, ad esempio: si è calcolato che in Italia, tra spesa sanitaria collegata alle patologie ad essa associate e perdita di produttività associata a mortalità precoce, abbia un costo complessivo pari a 1,4 miliardi di dollari. La buona notizia è che il Trentino è meno “sedentario” di altri territori: sono “attivi”, considerando tali chi fa almeno 30 minuti di attività moderata per almeno 5 giorni in settimana o attività intensa per 20 minuti per almeno 3 giorni o fa un lavoro pesante, il 39 per cento degli individui tra 18 e 69 anni (33% in Italia), “parzialmente attivi” il 44% (35% in Italia) e “sedentari”, chi non fa alcuna attività fisica nel tempo libero e non svolge un lavoro pesante, il 17%, circa 60mila persone, (32% in Italia).
Siamo meno sedentari e più “ciclisti”: secondo gli ultimi dati disponibili del sistema provinciale PASSI (2014-2015), in Trentino oltre 68.000 persone (19% della popolazione totale) usano la bicicletta negli spostamenti abituali almeno una volta al mese (14% in Italia). Chi si muove in bicicletta lo fa mediamente per 4,2 giorni a settimana per 32 minuti al giorno. “L’uso della bici, anziché dell’automobile – spiega il dottor Crepaz – ha evitato l’emissione nel nostro territorio di 18.100 tonnellate di CO2 in un anno ed una riduzione della mortalità del 13%, per un risparmio complessivo di 19 decessi annui. Se in Trentino si arrivasse a una prevalenza di uso della bici del 30%, per mezz’ora al giorno per 5 giorni alla settimana, si eviterebbero ogni anno ulteriori 15 decessi e 13.400 tonnellate di CO2 emessa”.
Ma perchè, sapendo che ci sono dei danni da sedentarietà, non ci muoviamo? “Ci sono due modi per promuovere l’attività fisica: uno è un atteggiamento allarmistico, esponendo i rischi legati alla sedentarietà, come le scritte sui pacchetti delle sigarette, ma la mia impressione è che non risolva il problema; dall’altra parte occorre trovare degli incentivi e delle motivazioni che favoriscano stili di vita positivi nelle persone, da questo punto di vista largo alla fantasia, alle motivazioni individuali ma anche alle istituzioni e alle politiche che possono favorire una cultura dell’attività fisica”.
Al convegno si è però parlato anche di cambiamento climatico e del suo legame con il tema della mobilità, “una questione che negli ultimi anni ha assunto una grandissima rilevanza” sostiene Stefano Caserini, esperto di clima, inquinamento atmosferico e trasporti. “Ormai il dibattito è chiuso sul fatto che ci sia un cambiamento climatico in corso. Dal 1880 ad oggi il riscaldamento globale è stato progressivo, gli ultimi dieci anni sono stati i più caldi da quando esistono i dati delle temperature. Andiamo avanti ad usare combustibili fossili come se non ci fosse un problema per il pianeta, mentre potremmo arrivare ad un aumento di 5 gradi o anche più. Uno scenario molto pericoloso. Eventi estremi di precipitazione, ad esempio, sono determinati anche da un aumento di solo un grado, la verità è che non c’è una soglia di sicurezza.”
L’accordo di Parigi di due anni fa prevede di limitare l’aumento della temperatura a meno di 2 °C. E’ sufficiente? “La scienza del clima – risponde Caserini – ci mostra come il problema si proietti su una scala temporale più lunga, non solo per questo secolo ma addirittura per i prossimi due millenni. Anche se noi smettessimo domani di emettere gas serra, decine di generazioni dopo di noi vedrebbero i segni di ciò che abbiamo fatto. Non possiamo dunque più aspettare, a meno di fidarci che chi verrà dopo di noi troverà un modo per sottrarre la CO2. La dimensione della sfida è ridurre quasi a zero le emissioni globali di gas serra in 3-4 decenni, riducendo a zero la deforestazione. Possibile? Questione di scelte politiche, lo scenario non è infattibile, non ci sono limiti fisici che impediscano di farlo. Siamo in un momento cruciale, non possiamo aspettare altri 5 anni per decidere cosa fare.”
Già, ma cosa possiamo fare per affrontare seriamente il problema dei cambiamenti climatici? “Innanzitutto riconoscere l’esistenza del problema, smettere di negare e rinviare; comprendere meglio quello che sta succedendo e che succederà, i motivi diretti e profondi; adattarsi ai cambiamenti climatici riducendo i danni in atto; mitigare tali cambiamenti riducendo le emissioni e potenziando gli assorbimenti delle foreste”.
Cosa può fare il Trentino? “Se vuole essere carbon free va individuata una data a partire dalla quale si decide che non ci sono più combustibili fossili. Per quanto riguarda la mobilità, occorre agire sui veicoli, rinunciando alla benzina e al diesel. L’auto elettrica si affermerà all’inizio del prossimo decennio. Altro tema è quello della mobilità sostenibile, provare a creare cittá-territori costruiti a misura della nuova mobilità. Pure gli stili di vita vanno messi in discussione, evitando di lasciarci sedurre dalla pubblicità che ci invita a non porci il problema del limite.”



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