Nel maggio del 2017 la ritroviamo impegnata, ancora con Moro, nel tentativo di “concatenare” le quattro cime del massiccio del Kangchenjunga che superano gli 8.000 metri senza ossigeno e portatori: in questo caso sono state le cattive condizioni del suo compagno di ascesa e delle condizioni meteo a far saltare gli ambiziosi piani di Tamara, che nell’occasione ha maturato la decisione di prendere le distanze dal circo del Ottomila, sempre più terreno di caccia delle spedizioni commerciali e dei loro inappropriati protagonisti, privi della preparazione e della sensibilità necessarie per calarsi in quell'ambiente naturale.
Il desiderio di rompere con quel tipo di esperienza viene incanalato, pochi mesi dopo, in una spedizione assai diversa. Nuovo il compagno di avventura, il campione di parapendio Aaron Durogati, nuova la collocazione geografica, l’Himachal Pradesh in India, nuovo l’obiettivo: volare da quattro cime diverse per provare nuove emozioni. «Questa spedizione mi ha fatto capire che la libertà e la pace interiore non la trovo solo sugli 8.000 metri, – ha spiegato al pubblico di Vezzano - ma anche in altre aree lontane dalle civiltà». Per questo, nel febbraio del 2018, si tuffa in un’altra esperienza che si tiene lontana dai clamori dell’alpinismo spettacolo: di nuovo con Simone Moro si pone l’obiettivo di raggiungere la cima del Monte Pobeda, in Siberia, muovendosi con temperature che scendono fino a -70 gradi centigradi. L’obiettivo viene centrato, ma quello che rimane è soprattutto l’esperienza passata a contatto con le popolazioni del luogo e la loro incredibile capacità di adattamento ad un clima tanto ostile per l’uomo.
Infine, nell’aprile del 2018, prende parte al tentativo di ripetere l’impresa realizzata da quattro austriaci nel 1971, ovvero la traversata scialpinistica delle Alpi da Vienna a Nizza, 2.000 chilometri lineari con 10.000 di dislivello positivo. Un’avventura che per Tamara si è conclusa dopo 21 giorni a causa di un’infiammazione tibiale, in seguito alla quale, per la prima volta nella sua vita, all’età di 33 anni, ha deciso di fermarsi e di ricostruirsi una nuova armonia interiore: «Solo allora ho capito che il mio cervello, la mia insaziabile sete di emozioni e di conquiste, aveva reso schiavo il mio corpo, non sentivo più il dolore e quando lo avvertivo andavo avanti comunque. Da adesso in poi non sarà più così, – ha concluso – voglio rispettare il mio organismo, affrontando le nuove sfide in maniera diversa». Quale sarà la prossima? «Per ora la destinazione è top secret, la rivelerò a fine mese».
Il prossimo appuntamento proposto da «Mese Montagna» è in programma mercoledì 13 novembre. Sul palco del Teatro Valle dei Laghi salirà il regista Pietro Bagnara, che presenterà al pubblico due documentari dedicati a Rolando Larcher e Alfredo Webber, quindi alla storia dell’arrampicata trentina.