Ebbene, una notevole serie di pezzi in oro giallo, catenine, bracciali (anche per un controvalore di 700 euro), tutti debitamente riconosciuti come propri dalla vittima dell’aggressione del 9 luglio, sono stati trovati dagli inquirenti presso un "Oro-cash" di Pergine.
Ciò che ha consentito agli investigatori di deferire immediatamente alla Procura della Repubblica di Trento la "vicina di casa" per furto aggravato è che la stessa, nel depositare e cambiare con danaro i monili, aveva placidamente (e correttamente, come legge prevede) indicato i propri dati anagrafici completi in corrispondenza di ogni consegna. L’ultima "rendita" incassata da M.T. ammonta a 180 euro ai primi di giugno scorso, per aver venduto un gancio di collana in oro giallo. Dovrà pertanto rispondere anche di tali condotte la donna fermata sabato sera.
In mattinata intanto il Gip di Trento, Claudia Miori, ha disposto la permanenza in carcere della donna, pur non convalidando il fermo, confermando così il quadro indiziario raccolto dai carabinieri.