Sondrio - Operazione Pearls dei carabinieri di Sondrio: sette persone arrestate per spaccio, 2 ai domiciliari e 3 con obbligo dimora. A fine 2018 erano diventate ormai numerose le telefonate che pervenivano alla Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Sondrio da parte di cittadini che, preoccupanti di ritrovamenti nei parchi pubblici di siringhe ed involucri di cellophane, segnalavano la crescente ed immotivata presenza di extracomunitari che si aggiravano nei quartieri cittadini. Video a fondo articolo.
Dopo un’attività di osservazione, il personale del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Sondrio confermava quanto segnalato e, coordinati dal dottor Cristillo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sondrio, a gennaio 2019, davano inizio ad una strutturata attività d’indagine che si concludeva con numerose misure di custodia cautelare proposte dai Sostituti Procuratori della Repubblica di Sondrio.
L’operazione, dopo circa 6 mesi d’indagine, si è conclusa con nove soggetti colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari e 3 con l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziari per spaccio di sostanze stupefacenti, in concorso, continuato ed aggravato, misure proposte dai Sostituti Procuratori di Sondrio e condivise dal GIP del Tribunale di Sondrio, Pietro Della Pona, la cui esecuzione è stata coordinata dai Sostituti Procuratori Stefano Latorre e Marialina Contaldo.
L’attività d’indagine dei Carabinieri ha permesso di ricostruire l’organigramma dell’organizzazione criminale. Tre gruppi di cittadini nigeriani da circa 3 anni si erano coalizzati per suddividere la città di Sondrio in diverse piazze di spaccio e, per evitare la “sleale concorrenza”, erano arrivati ad accordarsi sui prezzi della droga.
I gruppi lavoravano dalle prime luci dell’alba fino a sera. Contattati telefonicamente dai clienti, gli spacciatori fissavano il luogo dell’appuntamento, sempre nel proprio territorio di competenza, rispettosi degli accordi raggiunti.
L’operazione di polizia giudiziaria “pearl” prende il nome dagli involucri di sostanza stupefacente sequestrata; cocaina ed eroina confezionate in “perle” di cellophane bianco o nero a seconda della sostanza che contenevano, venivano vendute al prezzo di 20-30 euro.