Trento - Appalti, no alle gare costruite sulla pelle dei lavoratori. Sindacati: la legge provinciale è migliorabile, ma ad oggi è ancora un ottimo strumento di tutela per i lavoratori che non ha uguali in Italia. Cosa diversa sono le recenti interpretazioni di Apac “La legge permette di costruire, per i servizi, bandi solo con offerta tecnica. Si faccia”
La legge provinciale sugli appalti, e soprattutto le clausole sociali previste al suo interno, possono tutelare la continuità occupazionale e retributiva dei lavoratori nei cambi appalto. Quindi gli addetti possono mantenere il posto di lavoro e anche lo stipendio. Non lo dicono i sindacati, ma i pareri legali a cui le organizzazioni dei lavoratori fanno riferimento e la stessa Provincia di Trento in passato ha costruito bandi di gara o fatto deliberazioni che rendessero esplicito questo principio. Per questa ragione le affermazioni del presidente Fugatti in merito all’appalto per il servizio di portierato dell’Università di Trento rischiano di creare un pericoloso precedente.
“Il presidente fino ad oggi ha scelto di fornire solo solo una risposta tecnica, evidentemente predisposta da Apac che è lo stesso soggetto che ha costruito il bando dell’Università e che ha risposto al quesito di una delle aziende partecipanti alla gara con un’interpretazione, ed è da chiarire perché, decisamente sfavorevole ai lavoratori – sottolineano Maurizio Zabbeni, Michele Bezzi e Matteo Salvetti rappresentanti di Cgil Cisl Uil al Tavolo provinciale -. Siamo consapevoli che la legge può essere migliorata e vogliamo farlo. Speriamo di potere avviare un confronto costruttivo a breve. Finalmente è stata accolta, infatti, la nostra richiesta di incontro”.
A preoccupare i sindacati è anche la piega che sta prendendo recentemente il Tavolo provinciale degli Appalti. “Nelle ultime sedute sono emerse proposte per nulla coerenti con i ragionamenti condivisi negli ultimi anni - proseguono -. Guardiamo con molta perplessità anche all’ultima proposta di puntare su più stazioni appaltanti. Per noi è decisamente sbagliato: serve un’unica stazione appaltante, competente nel costruire i bandi di gara, capace di fornire interpretazioni autentiche delle norme e in grado di valutare le offerte di gara e la loro coerenza. Qua nto sta accadendo dimostra come tutto ciò sia indispensabile. Auspichiamo per questo che anche le parti datoriali siano di questa idea”.
La questione oggi, per i sindacati, è applicare in modo corretto le regole che già ci sono. La differenza, nei fatti, la fa chi costruisce la gara d’appalto. La legge provinciale stabilisce due tipologie di clausole sociali al comma 2 e comma 4 dell’articolo 32.