Cavalese - La Giunta provinciale trentina ha sempre ritenuto che i servizi sanitari sul territorio trentino debbano essere salvaguardati, coniugando le indicazioni scientifiche e la necessità di garantire casistica e qualità con le peculiarità di un territorio di montagna. In questo senso al centro dell'azione amministrativa si sono collocati, fin da subito, i punti nascita, sui quali si è puntato fin da subito a coniugare un presidio fondamentale sul territorio con la sicurezza di partorienti e nascituri, inseriti all'interno di un percorso dedicato e di una rete di servizi capillare.
La soluzione individuata dall'esecutivo provinciale, che potrebbe portare alla riapertura in tempi rapidi del punto nascita dell'Ospedale di Cavalese, è quella di procedere nei lavori sul blocco travaglio/parto costruendo la sala chirurgica dedicata all'emergenza ostetrica e riattivando in contemporanea l'attività del punto nascita; in attesa della conclusione dei lavori, che dovrebbe essere nell'arco di dieci mesi, saranno utilizzate le sale chirurgiche dell'ospedale attraverso un'opportuna programmazione degli interventi. Nel frattempo si è già dato avvio alla predisposizione per la seconda sala parto, che sarà pronta entro due mesi.
La vicenda del punto nascita di Cavalese è nota: fin dal 2016 l'esecutivo provinciale aveva presentato richiesta di deroga al Ministero della Salute per mantenere aperti i punti nascita con meno di 500 parti all'anno, ovvero quelli presso gli ospedali di Tione, Arco, Cles e Cavalese. Sebbene la richiesta fosse stata accolta per Cles e Cavalese, per quest'ultimo si è dovuto sospendere per la mancanza degli standard minimi di personale prescritti dal Ministero.