Oltre al ritardo nei vaccini, si conferma una volontà politica generalizzata (a parte rare eccezioni) di proseguire sulla striscia di continui lockdown nonostante l'inefficacia delle politiche adottate da un anno ad oggi con una curva costante di morti e contagi: al vertice UE è stato deciso di non chiudere (per il momento) le frontiere, ma si va verso una stretta sui viaggi non essenziali e l'introduzione di una zona "rosso scuro" che identifichi le zone europee con maggior numero di contagi e pericolo da coronavirus.
Al momento, sono già in essere limitazioni agli spostamenti in alcuni Stati, ma qualche Paese anticipa la stretta che dovrebbe avvenire in maniera coordinata: la Francia che ha annunciato che, a partire da domenica, per entrare nel Paese occorrerà un tampone molecolare negativo effettuato non meno di 72 ore prima.
COMPROMESSO DOPO LA RIUNIONE IN TELECONFERENZA
I capi di Stato e di governo dell'Unione hanno tenuto nella sera di ieri una riunione in teleconferenza, la nona della serie da quando il mondo è stato colpito da un'epidemia virale. Diverse le vedute, coi più rigoristi che vorrebbero controlli sanitari alle frontiere contrapposti ai più "autonomisti" e "aperturisti". Il risultato è un compromesso con limitazioni che proseguiranno almeno per i prossimi mesi.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha proposto di creare una quarta zona nell'Unione europea per i paesi dove l'epidemia è più grave, da aggiungere alle zone verdi, arancioni e rosse. Dalle zone di coloro rosso acceso, i test sarebbero obbligatori alla partenza e la quarantena sarebbe necessaria all'arrivo. Una proposta verrà presentata lunedì. Il tentativo è di scoraggiare quanto possibile i viaggi non essenziali.