Nicola Della Marianna, 24 anni, di Lanzada, diplomato all’Istituto Agrario di Sondrio, dopo aver lavorato per alcune aziende della zona si è messo in proprio affittando una stalla a Piateda ed è sempre più convinto della scelta.
Andrea Codazzi, 26 anni, di Buglio in Monte, come gli altri conferenti si divide tra il lavoro in stalla, a San Pietro Berbenno, e nei campi per assicurare il foraggio migliore alle sue mucche. «Il tempo libero? Si trova anche con un lavoro impegnativo - dice - l’importante è mettere passione in quello che si fa, alla fatica non si pensa». Gabriele Pedretti, diplomato all’istituto Agrario, ha 30 anni, una stalla a Mese, una moglie e due figli, Manuel di tre anni e Nicole di quattro mesi. Le sue idee sull’ingresso nella Latteria Sociale Valtellina sono chiare: «Il nostro latte rimane valtellinese, prima invece partiva con l’autobotte per chissà dove».
Matteo Della Marianna, 34 anni, di Sondrio, ha studiato e lavorato da elettricista per poi arrendersi al richiamo della passione per l’agricoltura: nella sua stalla di Piateda è aiutato dal papà, nei campi anche dagli zii. Da un anno vede il suo futuro riflesso negli occhi di suo figlio Jason. Anche la scelta di Christian Bajardo, 34 anni, di Berbenno, ha significato abbandonare un lavoro per una passione: dai fiori agli animali, ma sempre di natura si parla. Sia Daniela Del Curto, 49 anni, di Samolaco, che Maurizio Pellegatta, 53 anni, di Dubino, vendevano il latte a Parmalat, da anni entrata nell’orbita di Lactalis, la multinazionale del latte con sede in Francia.
Come loro anche Mario Guglielmana, 53 anni, e Francesco Tarabini, 55 anni, con stalle nel comune di Prata Camportaccio. Mario da anni vende il Bitto che produce in val Febbraro alla Latteria Sociale Valtellina: per lui è un ritorno a casa. Francesco, un passato da frontaliere, gestisce la sua azienda dal 2002: l’impegno è maggiore ma c’è la libertà di poter gestire il proprio lavoro. La maggioranza di loro trascorre l’estate in alpeggio: le mucche vivono meglio lontano dalla calura del fondovalle e producono latte ancora più buono che diventa formaggio Bitto. Tutti sono affezionati alle loro mucche, che considerano parte della famiglia, tanto da dare a ciascuna di loro un nome: chi preso dagli interessi del momento, chi ispirandosi allo spettacolo, chi seguendo rigidamente l’alfabeto. Non mancano una Belen, una Wanda e una Diletta, ma ci sono anche Vera, Bella, Desy e Alicia. Duilia è la versione femminile di chi ha aiutato la sua nascita, mentre l’anno della ‘q’ nell’azienda Pedretti sta creando qualche problema: per ora ci si è arrangiati con Quinta e con Queen, un destino forse impresso nel nome da regina nelle mostre zootecniche.