"Di guerra non ne volevo più sapere" spiega oggi l'ex soldato.
Kompatscher: "Una figura esemplare"
Finito nelle mani dell'Armata Rossa, Bertoldi fu caricato su un treno merci dal quale però riuscì a fuggire, sopravvivendo per l'ennesima volta a morte certa. L’ex militare camminò quindi per due mesi attraverso la steppa gelata fino ad arrivare al lager di Tambov nella Russia sud occidentale, da dove venne poi trasferito in Turkestan e qui per sei mesi viene impiegato nella raccolta del cotone in un gulag. Nell’ottobre del 1945, finalmente, la libertà. Bertoldi venne caricato nuovamente su un treno che lo trasportò per 17.000 chilometri fino a Vienna e da lì in Valsugana, dove riabbracciò infine la madre incredula e gli amici del paese natale. Nel 2013 Bertoldi testimoniò al Tribunale di Roma nell’ambito del processo contro Alfred Stork, ex caporale dei Gebirgsjäger all’epoca 90enne, accusato dell’uccisione di "almeno 117 ufficiali italiani" sull’isola di Cefalonia. "La vita di Bertoldi rappresenta un simbolo e un motivo di ispirazione soprattutto per le giovani generazioni. La sua determinazione e capacità di adattamento ci mostra come la fede nella libertà e nella democrazia rappresenti un elemento fondante della nostra società. Sono questi i valori che ci hanno portato a fondare un’Europa unita, patria della fratellanza e del rispetto reciproco fra popoli, tradizioni e culture. Insieme all’augurio a Bertoldi per questa importante ricorrenza, vorrei sottolineare come la guerra rappresenti nel nostro immaginario sempre più la testimonianza di un passato ormai lontano e insieme un monito affinché nessun conflitto debba mai più contrapporre i popoli" ha detto il presidente della Provincia Arno Kompatscher, che ha visitato Bertoldi nella casa dove tuttora vive solo in via Dalmazia a Bolzano. A fargli gli auguri anche i tre figli Paolo, 55 anni, Anna, 61 anni, e Silvano, 63 anni.