Ad accendere involontariamente la miccia è stato Mario Monti, ex presidente del Consiglio, che ha scritto una lunga lettera pubblicata sul Corriere della Sera chiarendo le condizioni per un suo voto favorevole alla fiducia di Conte.
Oltre al riferimento a nuove tasse da aggiungere a quelle già esistenti, con una riforma fiscale che comprenda anche una imposta sul patrimonio, una sugli immobili e anche una tassa di successione, in un passaggio l'ex premier fa riferimento ai ristori, sui quali sarebbe fondamentale porsi urgentemente la questione "di quanto abbia senso continuare a ‘ristorare’ con debito le perdite subite a causa del lockdown, quando per molte attività sarebbe meglio che lo Stato favorisse la ristrutturazione o la chiusura".
Immediate le reazioni sconcertate tra i cittadini e nel mondo politico. Duro il commento del leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: "Il Senatore a vita Mario Monti sostiene che una delle condizioni per votare la fiducia al Governo sia quella di togliere i “ristori” ad artigiani, commercianti, ristoratori e tutte quelle attività a cui è stato impedito di lavorare. La soluzione che propone Monti è semplice: far fallire le partite IVA e la piccola impresa italiana.
A dimostrazione di come tecnocrati e globalisti vogliano sfruttare l'epidemia per impiantare il loro modello economico: via la libera impresa e tutti dipendenti sottopagati di multinazionali e grandi agglomerati finanziari. Non possiamo permettere a questa gente di massacrare ulteriormente le piccole imprese. Elezioni subito per dare all'Italia un governo di Patrioti che difenda la libertà e il lavoro degli italiani".